venerdì 31 maggio 2013

Lo stile college




Se parliamo di moda, posso affermare senza ombra di dubbio che il mio stile preferito è lo stile college ( detto anche preppy ): classico, sportivo ed elegante, mai chiassoso e sicuramente comodo. Uno stile perbene, per persone educate. Uno stile che veste uomini, donne e bambini.
 Uno stile che sa di Inghilterra e di America nord-est, di divise da scuola preparatoria o, per il tempo libero, di vacanze a Martha's Vineyard, agli Hamptons o in posti altrettanto esclusivi.
E' uno stile che parla di sole, aria aperta e sport, infatti spesso si ispira alle divise delle squadre di polo o di rugby.
Blazer tinta unita, con stemma sul taschino, gonne in tartan, maglioni bianchi o blu, con righe allo scollo e ai polsi, cravatte regimental, camicie Oxford, con i botton down, bottoni dorati, bermuda, mocassini con le nappine e stivali da cavallerizza.
Gli stilisti che meglio interpretano questo modo di vestire sono Ralph Lauren, Tommy Hilfiger, Alexa Chung e i marchi Burberry e La Martina.
Eccone qualche esempio:




























































































































Questi stilisti, come tutti gli altri, non si limitano a disegnare abiti, ma anche accessori e, soprattutto complementi di arredo. Anche le case ideate da loro  e che vedo sui giornali, mi piacciono moltissimo perché sono calde, vissute, accoglienti e sempre di classe.














giovedì 30 maggio 2013

Il grande Gatsby


dalla nostra cinefila Paola:



Per filo e per segno 


              recensione              
IL GRANDE GATSBY







Siamo tornate al cinema dopo la doccia fredda, interrotta dalla fuga, de “Il Cecchino” e ci  siamo rifatte gli occhi con “Il grande Gatsby”.
Che non sarà il capolavoro dei capolavori, però ha dalla sua alcune positività interessanti.
Si deve accennare alla trama? la conosciamo un po’ tutti, anche perché nel 1974 Robert Redford interpretò abbastanza bene il ruolo Jay  Gatsby( forse troppo …svenevole??) nella versione di Coppola, e quindi, anche se ci è sfuggito il bel libro di Francis Scott Fitzgerald (da leggere, da leggere), qualche immagine deve essere rimasta nella nostra mente.
Però un breve ripasso si può fare: ci troviamo  nei magici, sontuosi, nevrotici anni ‘20 del secolo scorso, a New York. In piena età del jazz, eccessiva e oscura.
Jay Gatsby, ricchissimo e misterioso, ha acquistato una villa spettacolare a Long Island dove dà feste strepitose e scenografiche a cui appare e da cui scompare senza far rumore.. 







Ma da questa casa si può vedere sull’altra costa quella dove abita Daisy Buchanan di cui Jay è pazzamente innamorato.





Storia d’amore, la loro,  quasi banale, iniziata anni prima, quando giovanissimi si sono incontrati  e innamorati, poi la guerra, la separazione durante la quale lei si è sposata con Tom Buchanan giocatore di polo, donnaiolo e geloso.






Ma Gatsby, segnato da una adolescenza difficile da cui è uscito grazie all’incontro con Dan Cody che gli ha insegnato tutta l’arte del bel vivere, è ossessionato da questo amore incompiuto.
E questa ossessione lo porterà verso la sua fine.
E da qui lasciamo andare la narrazione : vogliamo solo dire che il fim, accolto  gelidamente a Cannes, nessun applauso, nessuna menzione, è uno dei campioni d’incasso…perché come spesso accade il tam-tam tra il pubblico riesce ad ignorare i dettati della critica.
A suo ulteriore e principale merito  citiamo un Leonardo di Caprio  che sta crescendo in maniera esponenziale…lo ricordiamo, soltanto, nella Maschera di ferro nel doppio ruolo di Luigi XIV, ambiguo e dissoluto, e del fratello imprigionato, dolente e generoso, e poi in Hoover trasformato in una maschera di crudeltà  e perversione.






Ebbene nei panni di Jay Gatsby  c’è ancora un altro di Caprio...dolcissimo, con lo sguardo perso nella sua ossessione amorosa, elegante nei vestiti chiari e rosa pastello, gilet e cardigan perfetti di Brooks Brothers, o con gli occhi di ghiaccio del gangster o della spia: non si sa.
Accanto a lui ben figurano Carey Mulligan deliziosa ed eterea Daisy Buchanan, Tobey Maguire (Nick Carraway) il narratore , l’alter ego fedele di Jay, amico, complice,  confidente, e infine Joel Edgerton un sanguigno  e ottuso Tom Buchanan. 






E  poi a seguire le brave Isla Fisher (Myrtle Wilson) l’amante volgare e appassionata  ed Elisabeth  Debicki ( Jordan Barker) la giovane ricca, liberata da convenzioni e pregiudizi. Tutti guidati e diretti con abilità da Buz Luhrmann.













Ma dove si manifestano in pieno la bravura e l’esperienza del regista ( del resto già vista in Moulin rouge e Romeo+Giulietta) è nelle scene di festa….hollywoodiane all’eccesso, con scintillio di lustrini, lampadari enormi, fontane luminose e grandissima eleganza, grazie agli stupendi costumi firmati Prada e ai gioielli di Tiffany....
Eleganza che si adatta ed è sostenuta con estrema grazia da   Carey Mulligan, a cominciare dai cappellini che accentuano gli occhi bistrati a finire con un abito a volants, chiarissimo e leggero che si increspa come una piccola onda sulla riva.
Ma una citazione merita  la fotografia di Simon Duggan (New York  frenetica di giorno e di notte) con i suoi contrasti.... la zona operaia, con le autopompe e i cartelloni  e le ville traboccanti di fiori, scalinate  candide e saloni.
E poi la coinvolgente colonna sonora: quando risuona per due volte la meravigliosa e inattesa  Rapsodia in blu di Gershwin, simbolo di quegli anni, un brivido corre nel sangue.  Inserto, questo, che poi, stranamente,  armonizza con i moderni  Young and Beautiful  di Lana del Rey e Back to Balck di Beyoncè   e con i pezzi post moderni di musica hip-hop e dance.
Che dire??? non è un capolavoro, ma sicuramente il miglior  “Il grande Gatsby” portato sullo schermo.             




         
                                                                                                                                                                                   paola


Alfredo Capitani

Abbiamo parlato di Anselmo Ballester come disegnatore principalmente di cartelloni cinematografici.
Questo artista negli anni 20 , per smaltire l'enorme quantità di lavoro che gli era stata commissionata, fondò la società B.C.M. insiene a Luigi Martinati e Alfredo Capitani.
Alfredo Capitani (  Piombino1895- Roma1985)  colse il successo lavorando a fianco a fianco con gli altri due maestri del manifesto cinematografico italiano. In qualche caso  disegnò cartelloni pubblicitari per prodotti e manifestazioni di vario genere. Il suo segno grafico è più immediato, realistico e sintetico.