giovedì 14 maggio 2015

La famiglia Belier


      

La Famiglia Belier






Recensione


 Ormai da diversi anni, le commedie francesi hanno una gradevolezza e anche una sottile vena umana che è difficile ritrovare in prodotti dello stesso genere di altri paesi. E così questo recente La famiglia Belier, campione di incassi in Francia, pur trattando di un handicap di notevole peso, riesce ad esprimere allegria, serenità e amore, senza cadere mai nel pietismo o nella comprensione ipocrita.

Siamo in Normandia, la terra dei pascoli e delle fattorie, dei piccoli villaggi: una terra contadina, nel senso più pregevole del termine.



In una fattoria, produttrice di latte e derivati, vive la famiglia Belier: il padre Rodolphe ( uno stupendo Francois Damien ,omone dalle garndi mani e dal cuore gentile) la mamma Gigi (l’ incantevole esuberante Karin Viard) con i figli Paula (la bionda, acerba eppure matura Louane Emera) e Quentin ( il simpatico pacioso Luca Gelberg) 
















Questa famiglia unitissima e affettuosa ha una singolarità: il papà, la mamma e il fratellino sono tutti sordomuti…unica ad avere il dono dell’udito e dunque della parola è Paula, che, per questo è un po’ il ministro degli esteri, in quanto è lei che prende i contatti con i compratori, è lei che accompagna i genitori dal medico (scena esilarante) traducendo sintomi imbarazzanti della vita di coppia, è lei che collabora con il papà quando questi si candida all’elezione di sindaco….Ed è lei che sa smussare i termini pittoreschi con cui l’uomo designa il suo predecessore. ’ lei l’indispensabile trait d’union tra la famiglia e il mondo…


Ma tutto questo piccolo irreale mondo viene messo in crisi quando il professore di canto ( Eric Elmosnino ) scopre in Paula un dono incredibile: una voce di rara estensione e profondità, che potrebbe aprirle la strada del successo. Una voce d’angelo che la sua famiglia non potrà mai sentire, se non con il cuore.

E da qui nasce il conflitto tutto interiore della ragazza che vorrebbe volare via dal nido familiare, ma si sente impegnata dalla lealtà e dall’affetto a rimanere ad aiutare i suoi.




E la suggestiva canzone popolare di Michel Sardou che ritma la sua ansia “Je vole” (non fuggo, ma volo) cantata non solo con la voce , ma anche con le mani rende al meglio tutto il tormento di questa brava figlia e brava ragazza che si sente ancora troppo giovane per decidere da sola il suo futuro.

E bisogna ricordare che Luoane Emera è una ex concorrente di The voice francese.





Il film ispirato dal libro Les mots qu’on ne me dit pas di Veronique Paulain è un ritratto onesto e immediato del rapporto tra genitori e figli che a sedici anni diventa spesso ingestibile…e la ribellione di Paula di fronte all’egoismo affettuoso della mamma..nulla ha a che fare con il problema della sordità familiare ed è stranamente commovente..

Perché l’amore quando è vero consente di affrontare ogni situazione: anche di sentire la musica o la voce di una persona cara.



Intensa la scena in cui il regista,( l’ottimo Eric Lartigan che tratta con mano sicura tutto il film), ci immette in una bolla di silenzio, quella in cui Rodolphe e Gigi da sempre vivono, per farci comprendere la realtà dei non udenti.

Un buon film, senza dubbio…che non tratta di un handicap e delle sue problematiche, ma ci accompagna in un viaggio attraverso un mondo pieno di vita anche se non di rumore o e di chiasso.

Anche perché la tenerezza si sente dentro…e così l’amore.

Paola









1 commento: