domenica 10 maggio 2015

Storia del mio bambino perfetto




Luca ride mentre spegne le candeline sulla torta e all’applauso degli invitati balla scatenato per la stanza. Festeggia i diciott’anni ed è felice ogni volta che l’iPad suona le canzoni di James Taylor. Marina, la sua mamma, oggi è serena, ma ha passato anni a chiedersi come mai fosse toccato proprio a lei quel figlio “diverso”, autistico e con la sindrome di Down. Quando gli altri genitori insegnavano ai loro bambini a camminare, lei stava ancora aspettando che il suo piccolo la guardasse negli occhi. E ci sono voluti mesi di terapie, di attese fuori dalle sale operatorie, di etichette affibbiate dagli estranei, di momenti bui, per farle capire che Luca è Luca e non lo cambierebbe con nessuno al mondo. Strappandoci lacrime e sorrisi, Marina Viola ci racconta la storia di una vittoria a fianco del suo bambino nel mondo dell’autismo e il percorso, di donna e di madre, che l’ha portata giorno dopo giorno a vincere la sfida di loro due insieme contro tutti. Ed è stato proprio suo figlio a insegnarle la lezione più importante sull’amore: per Luca quelli strani, quelli diversi siamo noi, mentre lui, con la sua sovrabbondanza di cromosomi e la sua risata contagiosa, è perfetto così com’è.





Un libro per provare a capire e Marina è talmente brava, che riesce a portarci dalla sua parte, nella sua ottica.
 Ci racconta come la sua vita sia un "essere straniera": prima perchè è un'italiana trapiantata in America, dove il suo accento provoca sempre la domanda: da dove vieni?, che la definisce come altro dagli americani; poi perchè quando torna in Italia, si sente ormai "fuori" dai gruppi che vivono in un contesto dove lei è quasi sempre assente e quindi non è al corrente di tutte le ultime novità, i modo di dire, le battute. Ma, più importante di tutto, Marina è straniera nel mondo di suo figlio. Un mondo in cui vorrebbe entrare, per farne parte e per comunicare pienamente con lui, trasmettendogli tutto il suo amore. 
Il percorso di Marina, ma anche quello di suo marito è proprio quello fatto per riuscire a comprendere a fondo l'anima del loro ragazzo. E capiscono che è inutile volerlo trasformare per renderlo come tutti gli altri: Luca è se stesso e così va accettato e amato; non come quello che loro avrebbero voluto che fosse, ma così come è.
 Luca fa parte di una minoranza: quella degli autistici, e la cosa non è diversa dall'appartenere ad un qualsiasi altro gruppo minoritario, che va rispettato e accettato da chi fa parte dei "più" ( nel senso di più tanti). 
Il desiderio di ogni genitore è quello di vedere i propri figli felici e Marina e Dan hanno raggiunto questo scopo. Con un lungo percorso di lacrime e di paure, hanno dovuto cambiare se stessi, ma alla fine possono dire di avere una bella famiglia, con tre figli, tutti e tre perfetti.
Questa vittoria non elimina le preoccupazioni per il futuro, quando i genitori non ci saranno più ad occuparsi di lui, ma l'atmosfera di amore che hanno creato fra Luca e le sorelle, è una promessa  di collaborazione; è un hatout per  il ragazzo.
Questo è un libro che andrebbe letto da coloro che ti dicono " ma vedrai, anche questi bimbi, poi,  ti possono dare delle soddisfazioni". Perchè non hanno capito che i bambini non devono dare alcuna soddisfazione ai genitori, ma devono poter crescere al loro meglio per la propria felicità. Non devono farci felici, ma cercare di esserlo.

P.S. Marina Viola è, oltre tutto, anche una delle figlie di Beppe Viola e scrive un blog molto interessante: http://pensierieparola.blogspot.it/


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