sabato 27 giugno 2015

Un bel giallo

È notte fonda. L’autostrada è quasi deserta e la pioggia si accanisce impietosa sull'asfalto nero. Bohrmann è esausto, non vede l'ora di arrivare a casa. All'improvviso, sbucata dal nulla, davanti a lui appare una figura esile. L'impatto è inevitabile. Bohrmann inchioda, scende dall’auto e chiama l'ambulanza, però non c'è niente da fare. La ragazza è morta. Ma, come appurerà il medico legale, non per via dell'incidente: qualcuno l'ha colpita con violenza alla testa; qualcuno da cui lei stava scappando, senza sapere di essere già condannata.

La detective Franza Oberwieser si sente vecchia e stanca. Intrappolata in un matrimonio felice solo in apparenza, ha cercato conforto tra le braccia di un amante, aggiungendo alla solitudine anche il senso di colpa. Poi c'è Ben, il figlio cui ha sempre dedicato troppo poco tempo e che adesso, a vent’anni, le rivolge a stento la parola. Ed è proprio a Ben che Franza pensa di fronte al corpo senza vita di quella ragazza, che doveva avere più o meno la sua età. Mentre teme che questo nuovo caso la terrà ancora più impegnata del solito, allargando la distanza che la separa dalla famiglia, una svolta nelle indagini le fa crollare la terra sotto i piedi. Dalle prove rinvenute, sembrerebbe infatti che Ben conoscesse molto bene la vittima. Anche lui è implicato nell'omicidio? È per questo che ultimamente è così silenzioso? E come può una madre sospettare il figlio? Divisa tra il suo dovere di poliziotto e l'istinto che le urla di proteggere la famiglia, Franza si rende conto di non sapere più nulla. Perché non ha idea di cosa farà, quando sarà costretta a scegliere tra Ben e la verità… 






Il libro viene pubblicizzato come thriller, ma secondo me è un buon giallo, senza il cardiopalma che provoca un thriller, dove di solito, l'assassino è seriale e pazzo furioso, per cui l'eroina o l'eroe di turno rischiano  di finire male ad ogni pagina. Qui c'è una morte che subito si rivela come non accidentale, ma i poliziotti non rischiano la vita; devono solo capire come si sono svolti i fatti e incastrare il colpevole. Per questo devono scavare nella vita della giovanissima vittima e man mano in quelle delle persone che con lei erano in contatto. Tutto è piuttosto complicato; le vite in cui si deve indagare non sono le più semplici e limpide .
Franza, la detective, è una donna molto "vera", con problemi personali, che accantona perchè  deve assolutamente  scoprire che cosa è successo e poi, proseguendo nell'indagine, se suo figlio può essere colpevole.
 Franza ha il dono di capire quello che dicono i cadaveri e di indirizzarsi subito nella direzione giusta. Anche Felix, il suo collega storico, ha lo stesso fiuto e i due lavorano in simbiosi perfetta. Hanno un bellissimo rapporto per cui si capiscono al volo e basta un'occhiata a svelare all'altro che cosa passa nella testa del primo.
L'atmosfera è quella solita dei libri che si svolgono a Nord: abbastanza cupa, ma, devo dire, questa volta, un po' meno pesante del solito. E il finale, che lascia aperta una possibilità che non viene sviscerata, è alleggerito dalla sensazione di rilassamento che si prova quando tutto è finito, il colpevole è scoperto e la vittima può riposare in pace.
In complesso un buon libro, che mi ha fatto compagnia e mi ha divertito.

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