lunedì 30 novembre 2015

Gino Boccasile

Uno dei nomi più grandi della pubblicità in Italia è quello di Gino Boccasile.





Luigi Boccasile nacque a Bari nel 1901, frequentò la Scuola di arti e mestieri della sua città con l’idea di diventare ingegnere navale. A dodici anni perse un occhio per uno schizzo di calce viva e nel 1918 a diciassette anni si trasferì a Milano. Viveva in una soffitta e si manteneva facendo lavori occasionali, soffrendo anche la fame. Cominciò a lavorare nello studio grafico Mauzan-Morzenti e conobbe Franco Aloi con cui in seguito avrebbe avviato una decisiva collaborazione di lavoro. Dopo un soggiorno in Argentina e uno intenso a Parigi, rientrò in Italia nel 1932, dove cominciò a collaborare con le riviste di moda dell’epoca e a illustrare le collane di romanzi della Mondadori.
Partecipò alla campagna del riso (1934), a quella contro la tubercolosi, e cominciò a essere notato per i suoi cartelloni pubblicitari. Nel ’36 era ormai un artista affermato e fondò l’agenzia pubblicitaria ACTA (Azienda Commerciale Tecnico Artistica) insieme a Franco Aloi.
Il 1937 fu l’anno decisivo: venne contattato da Cesare Zavattini per collaborare alla nuova veste editoriale della rivista "La Grandi Firme", creata da Pitigrilli nel 1924 e che stava attraversando un periodo di crisi. Il 22 aprile 1937 uscì il primo numero della nuova serie diretta da Zavattini e in copertina c’era la più celebre delle invenzioni di Boccasile: la Signorina Grandi Firme, una creatura ingenua, romantica, maldestra, sognatrice, intraprendente, temeraria, distratta, pasticciona, che ebbe un successo strepitoso, tanto che su di lei fu scritta anche una canzone.
Il 1938 segnò anche l’avvicinamento di Boccasile alla illustrazione satirica vera e propria con la collaborazione a "Il Settebello", acquistato da Mondadori e affidato alla direzione di Cesare Zavattini e Achille Campanile.

Successivamente, durante la Seconda Guerra Mondiale, il Ministero della Guerra nominò Gino Boccasile grafico propagandista e la sua opera si orientò verso la produzione di manifesti che esaltano i combattenti, le armi e le gesta italiane, trascurando l’opera di illustratore.
Dopo l'8 settembre 1943 Boccasile aderì alla Repubblica Sociale e venne nominato tenente delle SS italiane. Continuò a produrre senza sosta i manifesti che celebrano il regime fascista e la fedeltà all'alleanza con la Germania.
Alla Liberazione venne incarcerato per collaborazionismo, ma poi assolto per non aver commesso reati. Riprese la sua attività dal 1946 soprattutto con la grafica pubblicitaria. Disegnò alcune cartoline per il nuovo Msi e per le associazioni degli ex combattenti, ma anche disegni erotici per un editore inglese e per l’editore francese Lisieux.
Dal 1947, dopo aver avviato una sua agenzia di grafica, i suoi disegni furono presenti sui muri delle città e delle campagne con le pubblicità: Formaggino Mio, Lama Bolzano, Amaro Ramazzotti, moto Bianchi, dentifricio Chlorodont, le calzature Zenith, Riunione Adritica di Sicurtà, Yogurth Yomo, profumi Paglieri.
Morì a Milano il nel 1952 per le complicazioni di una pleurite. L'illustrazione del Decameron  che aveva incominciato, rimase incompiuta.
























































domenica 29 novembre 2015

Lord Brummel

George Bryan Brummell, noto anche come Beau Brummell, nato a Londra nel 1778, è considerato il primo dandy della storia o quanto meno l'esponente più rappresentativo di quel modo raffinato di porsi, di muoversi e di agire che, insieme all'inclinazione per l'arte e la cultura,  caratterizzò l'evoluzione della moda e del costume tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento.




 Di famiglia benestante studiò dapprima a Eton, dove già ebbe occasione di manifestare la sua naturale predilezione per l'eleganza nel vestire e per la cultura in genere; più tardi si trasferì a Oxford dove si arruolò nel reggimento degli Ussari, diventando così amico e consigliere del suo comandante, il Principe di Galles, il futuro re Giorgio IV. Pare che lo stesso re tentasse di emulare l'eleganza del suo consigliere, senza per altro riuscirci.

Congedatosi dagli Ussari, lord Brummell di trasferì a Londra , al n. 4 di Chesterfield Street dove teneva ricevimenti esclusivi frequentati non solo dai nobili, ma anche da artisti e intellettuali.



 Nel 1816 dopo aver venduto all'incanto tutti i suoi beni, Beau lasciò definitivamente Londra, probabilmente a causa di un dissidio con il Reggente, e si trasferì a Calais dove mantenne almeno per qualche tempo legami con il bel mondo inglese. Tuttavia, una volta esaurita la sua piccola rendita, i debiti di gioco lo portarono progressivamente sull'orlo della miseria.
Provvidenzialmente nominato console di Caen da Guglielmo IV, trascorse gli ultimi anni della sua vita in questa città, lontano dal lusso e dalla mondanità, fintanto che nel 1837, malato di sifilide e sull'orlo della pazzia, fu internato in ospedale dove morì tre anni dopo.



 Eleganza e raffinatezza, come ho già detto, sono le qualità per le quali Lord Brummell viene ancora ricordato a due secoli di distanza.
Il suo modo di vestire risultava "eccentrico" agli occhi dei suoi contemporanei, che continuavano al indossare brache di seta al ginocchio,colori sgargianti e parrucche incipriate. Beau al contrario preferiva vestire di blu e indossare pantaloni lunghi a tubo e giacche da frac.

 In un'epoca in cui l'igiene era considerata cosa poco virile e si usavano profumi in abbondanza per coprire l'afrore dei corpi, Brummell prestava particolare attenzione alla pulizia personale, usando in abbondanza acqua e sapone, consuetudine che veniva considerata all'epoca un vero e proprio scandalo.
Paradossalmente il segreto del suo fascino consisteva prevalentemente nel non apparire : invitato alle feste, si tratteneva per pochi minuti, congedandosi poi con una battuta che circolava per tutta la serata nelle conversazioni degli altri invitati, e detestava essere citato nelle cronache mondane.

Purtroppo per lui , nonostante la fama e  la grande ammirazione guadagnate con la sua intrinseca eleganza, Lord Brummell non seppe resistere alla passione per il gioco che lo portò negli ultimi anni della sua vita a interpretare il ruolo dell'eroe decaduto per turisti, che, riconosciutolo, chiedevano di pranzare accanto al suo tavolo, nell'albergo in cui si era ritirato a vivere.



Anche la cinematografia non è rimasta insensibile al suo fascino .
La storia romanzata di Brummell fu portata per la prima volta sullo schermo nel 1913, e di nuovo nel 1924 con l'interpretazione di John Barrymore



Nel 1954 la MGM produsse una nuova versione a colori interpretata da Stewart Granger e una giovane e bella Elizabeth Taylor.