giovedì 7 aprile 2016

Suite francese

Un film scelto a caso tra le programmazioni tv, una storia in un contesto  più volte narrato sia pure in tanti modi diversi, un amore che si suppone scontato ma non lo è e dei titoli di coda che riaccendono l'interesse dopo che è apparsa la parola fine.





 Siamo all'inizio dell'occupazione tedesca della Francia in una cittadina di nome Bussy (nome di fantasia). Lucile Angellier è una giovane donna che da tempo non ha  notizie del marito partito per il fronte ma ne attende comunque il ritorno in compagnia della suocera nella villa di quest'ultima.
Quando i soldati tedeschi arrivano a Bussy, i loro ufficiali come di consuetudine prendono alloggio nelle più belle case del paese e alla villa delle Angellier viene assegnato l'ufficiale Bruno Von Falk.

Dopo l'imbarazzo dei primi giorni per questa convivenza forzata, Lucile e Bruno scoprono le loro affinità e si sentono attratti l'uno dall'altra. Nasce così la loro inevitabilmente breve storia d'amore sulle note della Suite francaise, intesa come una composizione che i due suonano al pianoforte (nel film il brano è in realtà  "Dolce" scritto dal compositore Alexandre Desplat).


Forse perchè gli interpreti non sono per me volti noti, già incontrati in altri film o in altri ruoli, la storia mi è apparsa più vera. Non solo: anche le vicende che si sviluppano intorno alla coppia e i comportamenti degli abitanti della cittadina mi hanno riportato alla mente i racconti degli adulti, che ascoltavo da bambina, riferiti all'epoca in cui anche nei nostri paesi c'era la presenza di una forza armata che incuteva timore.


In un mondo di delatori, di persone avide, violente  e corrotte, Bruno e Lucile riescono a mantenere una dignità ed un'umanità che altri hanno da tempo dimenticato, alimentata dal sentimento che provano reciprocamente.


Della vicenda non voglio raccontare altro, caso mai qualcuno avesse in mente di vedere il film uscito nel 2014. Per la cronaca aggiungo che le riprese sono state fatte a Marville, una cittadina belga, che il regista è Saul Dibb e i due interpreti principali sono Michelle Williams e Matthias Shoenaerts.



Mentre scorrevano i titoli di coda, una nota ha colpito la mia attenzione: "tratto dal romanzo di Irène Némirovsky".
Ed è così che ho scoperto una storia dietro la storia.




 Figlia di un ricco banchiere ebreo ucraino, Irène era nata a Kiev nel 1903. Nel 1919 si trasferì con la famiglia in Francia dove completò gli studi laureandosi in lettere alla Sorbona a Parigi. Conosceva sette lingue e già a 18 anni collaborava con riviste letterarie che pubblicavano  suoi articoli e novelle.
Nel 1926 sposa Michel Epstein un ingegnere russo emigrato, di professione banchiere, e continua a mietere successo in campo letterario. Nel 1939 incomincia a tirare una brutta aria per gli ebrei e per motivi di opportunità entrambi i coniugi si convertono al cattolicesimo, tuttavia quando nel 1941 si trasferiscono a Issy-l'Eveque devono indossare la stella gialla.

E' qui che Irène concepisce il suo ambizioso progetto letterario di mille pagine, una sorta di poema sinfonico in cinque movimenti a cui dà il nome di 1)Tempesta in giugno 2) Dolce 3) Prigionia 4) Battaglia 5) La Pace, per raccontare il destino della Francia sotto il regime nazista.

Nel luglio del 1942 dopo aver completato solo le prime due parti della serie Irène viene arrestata come ebrea e deportata ad Auschwitz dove morirà il 19 agosto di febbre tifoide.

 Del progetto originario furono completate solo le prime due parti, la prima che racconta la fuga in massa dei parigini all'arrivo dei tedeschi e la seconda che racconta l'amore della sposa di guerra con l'ufficiale tedesco, ma nonostante fosse consapevole che il suo tempo stava per finire, Irène non smise mai di prendere appunti.




Suite Francese, il romanzo che raccoglie i primi due tempi dell'opera, verrà pubblicato per la prima volta sessantanni dopo la sua stesura a mano.

Infatti tutti i manoscritti e gli appunti di Irène furono custoditi in un baule che lei stessa affidò alla figlie Dénise ed Elisabetta prima di essere arrestata. Ritenendo che si trattasse di diari e ricordi della madre ed evitando di risvegliare il dolore che li accompagnava, il materiale non fu mai visionato , fintanto che nel 1990 Denise trovò il coraggio di mettere le mani fra quelle carte. Fu così che trovò il manoscritto di quel romanzo che pubblicato nel 2004 in Francia, rappresentò un vero e proprio evento letterario.

Si tratta infatti del grande affresco di un'epoca  in cui i fatti "storici" restano sullo sfondo , mentre in primo piano "viene  investigata la vita quotidiana, affettiva e soprattutto la grande commedia che essa mette in scena."

Dénise fu molto contenta del successo del romanzo e lo sarebbe stata anche del film se non fosse morta, prima della sua uscita, nell'aprile del 2013. Scrisse infatti : "E' una sensazione straordinaria quella di aver portato in vita mia madre. Dimostra che i nazisti non sono riusciti veramente ad ucciderla. Non è vendetta la mia, ma una vittoria."




 

1 commento:

  1. L'ho visto più volte!!!...e ogni volta mi commuovo come la prima!
    Loredana

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