mercoledì 27 luglio 2016

I santini

Il nostro amico Angelo ha recentemente preparato una bella pps con una raccolta di immaginette sacre, così mi è venuta voglia di conoscere la storia di questi oggetti, che sono ambiti da diversi collezionisti.
In breve la storia l'ho trovata qui:http://vergatonews24.it/2014/06/29/i-santini-o-immaginette-sacre-tra-storia-e-cronaca/ e l'ho riassunta.


Da oggetti di culto, conservati dagli uomini dentro al cappello, nei portafogli, nei taschini, fissati alle porte o alle stalle come quelli di Sant’Antonio. Si dice che anche dalle nostre parti una piccola parte venisse strappata in un angolo e fatta ingerire ai malati, e questo sarebbe un motivo per il quale si trovano tanti santini non integri. Da oggetti di culto a oggetti di supestizione fino a diventare oggetti da collezione con album appositi e mercatini dedicati, fino a pezzi rari trovati solo dagli antiquari. Ormai rari nelle chiese e spesso privi della preghiera nel retro, hanno perso quell’aria mistica delle feste e processioni degli anni ’50 e ’60. 

Per la verità si dovrebbe parlare di santini soltanto quando l'immagine rappresenta, appunto, santi o angeli. Se vengono rappresentati Gesù o maria si dovrebbe più propriamente parlare di immagini sacre.



E ‘difficile stabilire una data precisa per la nascita del santino.
Già prima dell’ invenzione della stampa (1454) erano diffusi fogli di carta con incisioni in legno (xilografia) con immagini della Madonna, di Cristo e di alcuni santi.

Il santino, come noi lo intendiamo, si diffonde più tardi. Cronache della vita dei monasteri ci parlano di monache e frati che già tra il ‘400 e il ‘500 dipingevano piccole immagini sacre, generalmente più grandi dei santini classici, che venivano conservate principalmente nei libri di preghiera. E’ nei monasteri che l’immaginetta,prodotta artigianalente in esemplari unici, raggiunge risultati di impareggiabile qualità e bellezza, come i famosi canivets prodotti prevalentemente nel ‘700 che, attorno ad una parte centrale costituita da vere miniature, presentano un minuto intaglio che imita il pizzo.

 La Chiesa cattolica per evitare gli abusi, diede disposizioni (Concilio di Trento 1563) dividendo immagini di devozione e di culto: le prime sono quelle che suscitano venerazione per se stesse; le seconde sono raccomandate per la loro capacità di narrare eventi miracolosi, storie, ecc. Queste ultime si diffusero in tutto il mondo.

Se possiamo datare la nascita della parola “santino” circa alla metà del ‘700, è però il XIX secolo che segna l’exploit dell’immaginetta sacra. Sofisticate tecniche di stampa a punzone, permettono di fabbricare santini con un supporto di pizzo traforato che, inizialmente, cerca di imitare nelle forme e nelle decorazioni il canivet, offrendolo al grande pubblico.

Con la grande popolarità raggiunta nelle ultime decadi dell’800 e nelle prime del ‘900 dalla cromolitografia, i santini acquistano ulteriore diffusione fra gli strati popolari dei fedeli, essendo destinati anche a supplire l’impossibilità di leggere i sacri testi da parte di persone, nella maggioranza dei casi, prive di cultura. 

 Lo stile Liberty influenza anche la grafica religiosa con la sua linea sinuosa, mobile, a spirale, con effetti estetici molto gradevoli.
Le immaginette continueranno ad essere considerate arte minima, di cui non fare menzione, benché, fino agli  anni ’20, ogni esemplare sarà comunque frutto del lavoro di pittori, seppur non di grandi pretese e sempre di oscura fama, impegnati dalle stamperie.

Nel periodo fra le due guerre, la qualità del santino, in generale, peggiora: viene utilizzata una qualità di carta sempre più scadente e la qualità artistica decade per il sopravvento della fotolitografia a retino sulla cromolitografia.
Gli anni ’30 vedranno un tipo di santino, in bianconero, stile fotografia, mentre negli anni ’40 e ’50 i santini continueranno ad essere gradevoli dal punto di vista artistico, per merito di alcune case editrici. Gli anni ’60 segneranno la definitiva decadenza dell’immaginetta sacra così come era stata concepita.






































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