giovedì 18 agosto 2016

Moscone o pattino ?

Da molto tempo ormai non frequento le spiagge delle località di villeggiatura, ma osservando le immagini sulle riviste o i servizi di cronaca estiva in TV, mi pare che sul bagnasciuga non siano più in attesa di clienti i mitici mosconi o pattini. Quando da bambina andavo al mare, erano una delle più belle attrazioni della spiaggia.





Com'era divertente allontanarsi dalla ressa dei bagnanti e osservare la costa da una nuova prospettiva. Il chiacchiericcio si smorzava a poco a poco, mentre la brezza leggera portava con sè sempre più intenso il profumo del mare. Certo era necessario che a bordo ci fosse qualcuno in grado di remare come si deve, diversamente si correva il rischio di girare in tondo senza mai riuscire a prendere il largo.
Mosconi e pattini erano in fondo la stessa cosa, solo che a quanto pare "moscone" era il termine più usato sulla riviera romagnola, mentre "pattino" era il nome usato sulla riviera ligure e tirrenica; delle due definizioni però si dice  che la più antica, cioè la prima ad apparire su un dizionario della lingua italiana nel 1891, sia pattino.




Per trovare la definizione nero su bianco del termine "moscone" occorre aspettare il 1923.
Come tutti sanno questo tipo di imbarcazione è formato da due galleggianti su cui appoggiano una panchina e un panchetto; i due remi poggiano nei rispettivi scalmi; un mezzo più facile, credo, da governare rispetto alla barca tradizionale, perchè non ha l'ingombro dello scafo.



Una volta raggiunto "il largo", il rematore smetteva di vogare: qualcuno approfittava della sosta per tuffarsi in acqua, i meno audaci come me, si limitavano a mettere i piedi a mollo lasciandosi cullare dal dondolio della corrente. Una vera delizia !!! Tuttavia, nonostante questa apparente tranquillità, c'era un'enorme insidia a bordo : la scottatura...spesso infatti, acqua fresca e brezza facevano dimenticare che il sole picchiava forte e certe zone del corpo più esposte , come spalle e naso, si trasformavano in peperoni roventi.




Quando il pattino riprendeva fiato sul bagnasciuga, diventava un richiestissimo set fotografico: alzi la mano chi, dopo aver trascorso anche solo un giorno sulla spiaggia negli anni '50, non ha in qualche album o cassetto una foto scattata sulla panchina bianca del pattino.

I pattini in legno richiedevano una continua manutenzione durante i mesi invernali, per cui il loro uso era destinato a scomparire, sostituiti dai "pedalò", costruiti in vetroresina e con le caratteristiche prestazioni di una bicicletta marina, più comoda e pratica, ma ahimè, senza nemmeno una briciola del fascino del vecchio moscone.

1 commento:

  1. Amarcord, ricorderete il poetico e nostalgico film, che poteva girare soltanto un romagnolo d.o.c. come Federico Fellini, un vero capolavoro.
    Bene conservo anch'io, non più giovane, i bei momenti passati e trastullati su comodi mosconi. Quante fotografie e quante sfide tra amici a chi remava più forte. Occorreva una certa forza ed agilità per risalire a bordo, dopo aver meritato un provvidenziale bagno fresco, quando sudati a tal punto , che le goccioline cadevano giù dal naso, o entrando negli occhi, lasciavano un forte bruciore, ecco quello era il momento di tuffarsi in acqua. O quando ancora stavi per consumare un pasto frugale con l'ìmmancabile bombolone alla crema, ricoperto di zucchero, o il cocco , cocco bello , o quegli spiedini di uva caramellata, e a volte il gabbianaccio invadente e spavaldo, che cercava di rubarti qualcosa.
    Amarcord.

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