martedì 21 febbraio 2017

La corona ferrea







Gli imperatori del Sacro Romano Impero venivano incoronati tre volte: una come re di Germania, una come re d'Italia, una come Imperatore (quest'ultima corona veniva imposta dal Papa). 
Tra i vari imperatori che sicuramente furono incoronati con la corona ferrea, ci sono Carlo Magno nell'anno 800, Arduino d'Ivrea nel 1002, Federico Barbarossa nel 1155 e  Napoleone nel 1805.





La Corona Ferrea o Corona di Ferro è un'antica e preziosa corona che venne usata dall'Alto Medioevo fino al XIX secolo per l'incoronazione dei re d'Italia. 
All'interno della corona vi è una lamina circolare di metallo: la tradizione vuole che essa sia stata forgiata con il ferro di uno dei chiodi che servirono alla crocifissione di Gesù. Per questo motivo la corona è venerata anche come reliquia, ed è custodita nel duomo di Monza nella cappella di Teodolinda.







Verso l'anno 324, su incarico del figlio, ELENA, madre dell'imperatore Costantino I, fece scavare tutta l'area del Golgota alla ricerca della croce di Gesù. Durante questi lavori,  secondo la tradizione cristiana furono trovati gli strumenti della Passione, tra cui quella che venne identificata come la "vera Croce", con i chiodi ancora conficcati. Elena lasciò la croce a Gerusalemme, portando invece con sé i chiodi. Tornata a Roma, con uno di essi creò un morso di cavallo, e ne fece montare un altro sull'elmo di Costantino, affinché l'imperatore e il suo cavallo fossero protetti in battaglia.
L'elmo e il morso, insieme ad altre insegne imperiali, furono poi portati a Milano da teodosio I. Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, l'elmo fu portato a Costantinopoli, ma reclamato poi   da Teodorico il grande, che aveva residenza estiva a Monza.
I bizantini gli inviarono il diadema trattenendo la calotta dell'elmo. 

Il "Sacro Morso" rimase a Milano: oggi è conservato nel duomo della città.



Due secoli dopo papa Gregorio I avrebbe donato uno dei chiodi a Teodolinda, regina dei longobardi, che fece erigere il duomo di Monza; ella fece fabbricare la corona e vi inserì il chiodo, ribattuto a forma di lamina circolare. La tradizione che legava la corona alla passione di Gesù e al primo imperatore cristiano ne facevano un oggetto di straordinario valore simbolico, che legava il potere di chi la usava a un'origine divina e a una continuità con l'impero romano.

La corona attraversò tuttavia alcune vicissitudini: nel 1248, insieme al resto del Tesoro del Duomo, fu data in pegno all'ordine degli Umiliati, a garanzia di un ingente prestito contratto dal capitolo del duomo per pagare una pesante imposta straordinaria di guerra, e fu riscattata solo nel 1319. Successivamente, sempre come parte del Tesoro, fu trafugata dal cardinale Bertrando del Poggetto durante l'occupazione crociata di Monza (1323-24) e inviata a suo zio, papa Giovanni XXII ad Avignone. La corona rimase presso il seggio papale dal 1324 al 1345: durante questo periodo fu persino rubata, ma il ladro fu catturato e la refurtiva recuperata. Al momento della restituzione, venne effettuato un nuovo censimento del tesoro nel quale si constatò il danneggiamento della corona a causa della sottrazione di due delle otto placche che la componevano: la reliquia fu quindi affidata nello stesso anno all'orafo Antellotto Bracciforte, che la rinforzò con una corona interna in argento, la quale in seguito venne identificata con il Sacro Chiodo.




 Da quel momento non fu possibile per un uomo indossare la Corona d'Italia sul proprio capo, date le dimensioni ridotte: le successive incoronazioni vennero infatti effettuate con l'ausilio di speciali copricapi.







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