mercoledì 15 febbraio 2017

Libri, ancora libri

E' un periodo che leggo spesso romanzi dove si racconta di casi di omicidio risolti da commissari italiani e la cosa mi piace, li sento più vicini di quelli americani, dove l'assassino è quasi sempre un serial killer psicopatico e molto più vicini di quelli nordici, sempre tristissimi e cupi.
Questo, primo romanzo dell'autore, non l'ho trovato malvagio, anche se abbastanza incredibile, come storia: il colpo di scena finale è davvero verosimile. Comunque il libro è piacevole e la storia si legge velocemente. 
Vedremo come sarà la prossima avventura del commissario Vivacqua.





«C’è sempre una mollica, anche piccola, basta avere occhi buoni per trovarla»: è questa la frase che il commissario Vivacqua ripete come un mantra ogni volta che si trova alle prese con un nuovo caso.
Siciliano trapiantato a Torino, con più cicatrici che capelli e un carattere quadrato come la sua stazza, Salvatore Vivacqua – Totò per gli amici – sa bene che dove c’è un delitto c’è sempre anche una traccia che il colpevole si è lasciato dietro. Ma quando viene chiamato d’urgenza nella chiesa della Santissima Trinità, capisce subito che questa indagine gli darà del filo da torcere. Vicino al confessionale è stato rinvenuto il corpo di don Riccardo in una pozza di sangue, il viso sfigurato, una mano quasi staccata. Ma chi può aver massacrato con tanta ferocia un uomo anziano, che a detta di tutti viveva solo per aiutare gli altri e non aveva nemici? Davvero si è trattato del gesto di un folle, come sostiene monsignor Acutis? Dopo una serie di interrogatori serrati, Vivacqua intuisce che quel delitto è solo il tassello di un mosaico molto più oscuro e complesso. Non a caso, nelle stesse ore, il suo vice Santandrea, detto il Giraffone, è alle prese con un secondo omicidio: una ricca musicista morta per soffocamento durante un gioco erotico finito male, o almeno così sembra… Due delitti a breve distanza negli ambienti più insospettabili della Torino bene. E non è finita qui. Per Totò e la sua squadra sarà una settimana di fuoco. Un commissario carismatico e tenace, dai metodi poco ortodossi e dalla grande intelligenza. Un’incursione negli abissi dell’animo umano con quella nota di ironia che è l’unico modo per uscirne vivi. 






Di genere del tutto diverso questo libro, che ho scaricato sul mio nuovo e-reader. Ebbene sì, ho ceduto alla lusinga di potermi portare in giro una paccata di libri senza subirne il peso e il volume in valigia. Ho faticato, naturalmente, a capire come utilizzarlo, ma sono soddisfatta del regalo che ho estorto ai miei ragazzi per il mio futuro compleanno.
Il primo libro che ho scaricato è questo. Un piccolo gioiello nascosto tra gli scaffali delle librerie. Un libro che, a mio parere, meriterebbe un grande successo.
Lo trovo semplicemente perfetto: ha tutto, ironia, sentimento, realismo, personaggi centratissimi, linguaggio efficace, anche nel dialetto, clima reso alla perfezione.
E' proprio vero che quando le case editrici battono la grancassa, spesso ti refilano delle ciofeche, mentre quando tacciono, non rendono giustizia a volumi meritevoli. Questi ce li dobbiamo scovare a naso, da soli, noi lettori.

Sospinto da una scrittura poetica e spassosa, Piccola osteria senza parole è un’epopea del Nordest, ricca di personaggi pronti a entrare nella leggenda e percorsa da un mistero che dà al romanzo una venatura di giallo. Nell’osteria al confine tra Veneto e Friuli vivono uomini sgangherati e taciturni, bestemmiatori feroci, razzisti in superficie eppure altruisti. Il bar è il cuore pulsante del paese, Scovazze, dove persino le slot machines hanno soprannomi improbabili – La Vecia, La Sopravvissuta, La Troia, La Magnaschei – e la televisione resta sempre accesa sui mondiali di calcio (USA ’94), tra gli accaniti giocatori di briscola e le superbe tette della Gilda, la proprietaria. Su questo sfondo, la sera di venerdì 17 giugno, fa irruzione un enigmatico meridionale che con i suoi modi e i suoi segreti stravolgerà la vita degli abitanti del paese.
Chi è Salvatore Maria Tempesta, il terrone che entra in osteria dopo che la sua auto è sprofondata dentro un fosso? Come osa sfidare questo mondo chiuso, concentrato a godersi le giocate di Baggio, in cui la diffidenza si taglia con il coltello? (“Come che l’entra ciapemo gol. El teròn porta sfiga”). Chi è la donna nella mezza fotografia che il meridionale si porta sempre appresso? E perché si ostina ad aggirarsi nei dintorni inseguendo chiese e campanili? Sono i tanti segreti di questa magnifica storia d’amore, amicizia e diversità che verranno alla luce poco alla volta, fino all’imprevedibile, clamorosa rivelazione finale.


Quest'ultimo libro, invece, l'ho comprato su suggerimento della commessa della libreria Giunti, che mi aveva già consigliato bene un'altra volta. Non è il genere di libro che avrei comperato, non in questo periodo, fatto di omicidi o di realtà surreali. Non era il momento di immergermi nella tragedia di Aushwitz, nel dolore infinito di milioni di persone, nella storia recente. L'ho quindi letto a fatica, con la mente riluttante ad accogliere fatti così devastanti. Anche il riferimento agli scacchi e la descrizione di alcune mosse nelle partite, mi è risultata ostica: non capirò mai un qualsiasi gioco che richieda attenzione, concentrazione, strategia e intelligenza.
E' comunque un bel libro, scritto bene e coinvolgente per quanto riguarda i rapporti che si creano tra i vari personaggi. E' una storia profonda, che racconta il cambiamento d'animo di diverse persone, la loro crescita interiore. Non è un libro leggero.Credo che  se l'avessi letto in un altro momento della mia vita, l'avrei apprezzato maggiormente.




Novembre 1943. Tra nubi di vapore il treno da Cracovia si ferma cigolando nella stazione di Auschwitz. Trasferito dal fronte russo a causa di una ferita alla gamba, l'ufficiale delle SS Paul Meissner dovrà occuparsi dell'amministrazione dei campi di concentramento. In particolare, dalle altissime gerarchie del Reich è arrivato l'ordine di innalzare il morale delle SS attraverso attività ludiche ma nello stesso tempo edificanti. Meissner decide così di fondare un club degli scacchi dove gli ufficiali possano sfidarsi. Finché nel campo inizia a serpeggiare una voce: tra i prigionieri c'è un ebreo francese, un certo Emil Clément detto "l'Orologiaio", che a scacchi è sostanzialmente imbattibile. In una spirale di orrore e sadismo, Clément è costretto alla sfida più pericolosa e terribile di sempre: giocare contro le SS mentre in palio c'è la vita o la morte di altri prigionieri. Vent'anni dopo, ormai scrittore di successo, Emil Clément partecipa a un torneo di scacchi ad Amsterdam. Non può sapere che proprio in quella città la sua strada si incrocerà di nuovo con quella di Paul Meissner. Cosa ci fa lì? E che cosa vuole ancora da lui? Una storia di amicizia e redenzione, che apre uno spiraglio di luce in uno dei periodi più bui dell'umanità. 

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