lunedì 31 luglio 2017

Fate

 
 
La fata è un essere magico, una sorta di spirito della natura, una creatura leggendaria presente nelle fiabe e nei miti della cultura  dei paesi occidentali.
 
 
 
 



Le fate sembrano ereditare i loro poteri e il loro aspetto da alcuni personaggi della mitologia classica, principalmente dalle Ninfe e dalle Parche . Come le Ninfe sono spiriti naturali che hanno sembianze di fanciulla e come le Parche presiedono al destino dell'uomo, dispensando vizi e virtù.





Le prime fate compaiono nel Medioevo come proiezione delle antiche ninfe, ma prendono presto l'aspetto classico delle dame dell'epoca, che indossavano ingombranti copricapi conici e lunghi abiti colorati. Col tempo venne attribuita loro una verga o bacchetta magica.
 
 
 
 
 
Fin dai tempi più remoti si è sempre ritenuto che gli esseri fatati, quelle creature che rappresentano l'infinità contenuta nel cuore e nell'anima di ciascuno di noi, avessero origini più antiche di quelle umane e perfino di quelle animali; quindi, essendo stato creato per ultimo, l'essere umano è considerato come una forma di vita che ha ancora molto da imparare dalle altre specie.
 
 
 
 
 
L'origine delle fate è sempre stata varia a secondo delle culture e per questo ci vengono fornite diverse teorie che spiegano la nascita di queste creature.
 
 
 
 
 
Una leggenda islandese, convertita poi in un racconto cristiano da parte dei monaci missionari, afferma che Eva era intenta a lavare i suoi figli, quando Dio le rivolse la parola ; la donna, impaurita, nascose i suoi figli che non aveva ancor finito di lavare, e quando Dio le chiese se tutti i suoi figli fossero presenti,  rispose di sì. Ciò provocò la collera  di Dio, che tutto vede ; "Come tu hai nascosto i tuoi figli alla mia vista, così essi rimarranno sempre nascosti alla tua" tuonò. Da questo racconto si presunse che le fate un tempo fossero mortali puniti per colpa dei peccati di Eva.
 
 
 
 
 
Secondo una tradizione popolare celtica invece, questi esseri fatati erano "angeli caduti", condotti fuori dal Paradiso da Lucifero, ma non abbastanza crudeli da essere rinchiusi nell'Inferno e quindi destinati ad abitare per sempre sulla terra e in base al luogo del loro atterraggio, essi assumono le caratteristiche dell'ambiente: le fate cadute nell'acqua , ad esempio, si sono trasformate in ondine o ninfe marine.
 
 
 
 
Ci sono poi leggende regionali  a cui la fantasia non pone limiti: le fate romagnole sono particolarmente benevole con i bambini appena nati, sempre che si preparino per loro certe focaccelle prelibate; in Lucchesia e in Garfagnana si dice che in alcuni luoghi alpestri è possibile vedere all'alba alcuni riflessi bianchi verso la cima delle montagne e che tali riflessi non sono altro che i bianchi vestiti delle fate stesi al sole....
 
 
 
 
 
Le fate sono state protagoniste di molti racconti nelle letteratura infantile del secolo scorso ed alcune di esse sono rimaste patrimonio della memoria collettiva, come la Fata dai capelli Turchini o la Fata Smemorina.
 
 
 
Forse proprio per la loro natura magica, le fate sono state raccontate in mille storie, in mille lingue e hanno dimostrato di saper affascinare tutti i bambini del mondo e non solo quelli...
 
 
 
 







domenica 30 luglio 2017

L'ho letto anche io!





Mianna ve ne ha già parlato, esattamente qui: http://ilclandimariapia.blogspot.it/2017/06/dentro-lacqua.html. Il libro l'ha comprato lei e poi me l'ha passato, col relativo foglietto con l'elenco dei nomi dei protagonisti.
Il primo racconto di questa autrice a Mianna era piaciuto molto, a me era piaciuto e basta. Questo secondo, che a Mianna è piaciuto, a me è piaciuto molto! Non ho avuto troppa difficoltà con la pluralità dei personaggi ( strano, ma vero!) e sono stata invischiata nella storia come non mi succedeva da tempo. Storia complicata, che si svolge nel giro di pochi giorni, ma si rifà ad un passato irrisolto e, comunque, ti sorprende proprio fino alla fine. E pensare che il risvolto di copertina non mi aveva solleticato per niente! Mi pareva una storia più volte raccontata, quella del ritorno al paese natale. E invece...:

Quando il corpo di sua sorella Nel viene trovato in fondo al fiume di Beckford, nel nord dell’Inghilterra, Julia Abbott è costretta a fare ciò che non avrebbe mai voluto: mettere di nuovo piede nella soffocante cittadina della loro adolescenza, un luogo da cui i suoi ricordi, spezzati, confusi, a volte ambigui, l’hanno sempre tenuta lontana. Ma adesso che Nel è morta, è il momento di tornare. Di tutte le cose che Julia sa, o pensa di sapere, di sua sorella, ce n’è solo una di cui è certa davvero: Nel non si sarebbe mai buttata. Era ossessionata da quel fiume, e da tutte le donne che, negli anni, vi hanno trovato la fine – donne “scomode”, difficili, come lei –, ma mai e poi mai le avrebbe seguite. Allora qual è il segreto che l’ha trascinata con sé dentro l’acqua? E perché Julia, adesso, ha così tanta paura di essere lì, nei luoghi del suo passato? La verità, sfuggente come l’acqua, è difficile da scoprire a Beckford: è sepolta sul fondo del fiume, negli sguardi bassi dei suoi abitanti, nelle loro vite intrecciate in cui nulla è come sembra.

venerdì 28 luglio 2017

Marie Rose Bertin : stilista ante litteram

La mia memoria non è più quella di una volta... le cose da ricordare si appoggiano sulla mia corteccia cerebrale e subito volano via come api insoddisfatte del nettare del fiore su cui si sono posate.

Per rimediare cerco di far tesoro della saggezza del passato, di chi secoli fa suggeriva "verba volant, scripta manent"; purtroppo  ,come le cose da ricordare, anche i memo scritti prendono il volo (dove l'ho messo?) oppure , a distanza di qualche giorno, non riesco a decifrare l'appunto che io stessa ho annotato (?????).

Ieri ad esempio, ho trovato in tasca un bigliettino con scritto : fazzoletti di carta detersivo lavastoviglie color pulce madame Bertin Maria Antonietta.

Evidentemente i primi due avevano a che fare con la spesa al supermercato, ma il resto? Solo dopo un grande sforzo di concentrazione mi è tornato in mente che qualche tempo fa , mentre preparavo il risotto in cucina, sentivo che in tv  , parlando di moda o di colori, si citava il color pulce, in relazione alla famosa regina francese e alla sua sarta, così ne avevo presa nota perché l'argomento mi era sembrato stuzzicante.

Come si può facilmente dedurre da questo prologo, a compensazione di una  memoria corta, gli anziani hanno anche qualche problema di prolissità, perciò veniamo al dunque...
Nata nel 1714 in Piccardia da una famiglia molto umile, Marie Rose Bertin era una ragazza ambiziosa  e sicura di sé, ma in quanto a classe...con i suoi modi piuttosto rozzi non la si sarebbe potuta certamente definire una signora. Faceva la crestaia al suo paese ma le sue aspirazioni puntavano a bel altro, così si trasferì  coraggiosamente a Parigi per lavorare come apprendista nella boutique di Mademoiselle Pagelle.
 
 
 
Marie Rose si fece presto apprezzare per la sua creatività dalle ricche signore che frequentavano la boutique tanto che nel 1770 ne aprì una tutta sua , che chiamò Le grand Mogol, dove creava e confezionava cappelli e abiti su misura per le sue clienti.


 
Alcune di loro appartenevano alla stretta cerchia di Maria Antonietta e la presentarono alla delfina che si innamorò delle sue creazioni, tanto da farne la sua sarta e modista personale.
 
 
 
 
 
 
 
Dopo l'incoronazione Maria Antonietta fece dell'abbigliamento una delle sue occupazioni principali. La parola d'ordine divenne "stravaganza". Sulla base di un abito volutamente semplice, Marie Rose scatenava la sua fantasia per creare i suoi modelli , stravaganti perfino nel nome , come Piaceri indiscreti o Sospiri soffocati.










 
La stessa cosa accadeva con i colori che venivano indicati come Carmelitana, Occhio di re, Mota di Parigi, Fumo d'Opera, Merda d'oca, e via dicendo.
Il color pulce , che aveva attirato la mia attenzione in quel servizio tv e che veniva attributo alla creatività della Bertin, secondo altre fonti avrebbe un'origine diversa, anzi , più d'una: la prima viene attribuita  a Luigi XVI che definì in questo modo il colore di un taffetà abbronzato con cui era stato confezionato un abito della regina; la seconda a Luigi XIV, a proposito del colore incerto di un abito confezionato per lui che gli ricordava i suoi cani da caccia, pulci comprese.



 
Come modista, la Bertin lanciò nel 1774 la moda dei pouf, che incontrarono un grandissimo successo. Consistevano in una sorta di impalcatura di velo che reggeva un ammasso di capelli, sulla quale venivano appoggiati gli oggetti più strani: fiori, frutti , verdure, barchette...Un giorno la regina ne indossò uno che era un vero e proprio giardino all'inglese, con prati, ruscelli, colline...






 
 
 
 


 
Famoso è rimasto il pouf della vaccinazione indossato dalla  regina che in pratica, oltre a sponsorizzare la vaccinazione contro il vaiolo, rappresentava in maniera molto articolata l'inizio di una nuova era in cui la scienza avrebbe trionfato sul male.


 
Le creazioni della Bertin incominciarono ad essere esportate in molte capitali europee e Parigi divenne da allora la capitale della moda.
 
 
 
 
 
 
 
 


 
Anche se conosciuta universalmente come una delle primissime creatrici di moda francesi, Marie Rose Bertin non può essere tecnicamente definita una stilista, dal momento che questa professione nacque solamente dopo la rivoluzione francese, cioè dopo che furono abolite le corporazioni e le regole che le governavano.
 
Solo da quel momento i sarti e le sarte poterono esprimere liberamente la loro creatività.